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I quattro tipi di relazioni sentimentali dalle quali decidiamo di scappare

Riflettendo su come affrontare questo tema pensavo alle mie esperienze in età adolescenziali.

Erano gli anni 80, quando dopo notti insonni, ore e ore di chiacchierate con l’amica del cuore prendevo la decisione di lasciare il mio ragazzo o quando invece, senza nemmeno averlo previsto venivo “mollata” su due piedi.

La sofferenza, i pianti, il dolore, l’impotenza e le difficoltà sono le stesse dei ragazzi di oggi, che rivedo anche nei miei pazienti.

Ma credo di essere stata più fortunata affermando che la mia generazione non ha conosciuto i social. Credo che oggi sia più difficile chiudere con un passato, anzi quasi impossibile, si riesce sempre a sapere cosa sta facendo il nostro ex, le esperienze che sta vivendo, i posti e le donne che frequenta.

Una volta il non vedersi il non sentirsi e il non sapere più nulla della vita dell’altro erano un balsamo per poter superare la perdita. Il tempo aiutava. Ora questo confine non c’è più, perdersi è più difficile, dimenticarsi quasi impossibile.

Non c’è più un’esperienza sana dell’assenza. Non si è più abituati a non sentire, a non fare, a lasciare andare. Siamo più abituati a riempire i nostri momenti vuoti con tutto quello che vogliamo nel momento stesso in cui lo desideriamo. Siamo sempre connessi, condividiamo ogni cosa e ci aspettiamo che anche gli altri siano presenti.

Quando passiamo più tempo sui social che nella vita reale come facciamo a lasciare e a venire lasciati? Si ha come la sensazione che il tipo di relazione mediatica trasli nella quotidianità, tu non puoi bloccarmi non puoi cancellarmi perché sei uno spazio mio. Oppure ci si ritrova a vivere il paradosso, se mi lasci non vali niente non mi interessa, non provo e non sento niente, perché ogni relazione è superficiale e priva di legame. Relazioni d’amore fluide, veloci ed incapaci di avere una loro forma.

Non sono una sostenitrice nostalgica dei tempi di Jane Austen, credo che i nostri ragazzi si ritrovino ad avere degli strumenti di comunicazione formidabili, ma credo altresì che siano in difficoltà a gestire le loro vite ed emozioni in diretta. Non hanno alle spalle una generazione che li ha potuto educare e preparare a tutto questo, e neanche una legislazione che li tuteli completamente sulle loro attività social. Credo che siano loro che stanno facendo per primi esperienza di questa complessità e mi chiedo come accompagnarli, che esempio potremmo fornire

Non c’è un modo per evitare il dolore nelle separazioni, ma c’è un modo ed un tempo per elaborarle.

Ed è un tempo soggettivo non mediatico.

Come si fa a capire quando si deve lasciare quando non va’? Questa sembrerebbe più una domanda per una cartomante che per una psicoterapeuta.

In realtà possiamo riconoscere quattro tipi di relazioni disfunzionali, ovvero relazioni non sane che portano quasi inevitabilmente alla fine della storia.

  • La relazione cosiddetta “collusione narcisistica” dove l’amore è inteso in una funzione simbiotica “noi due siamo una cosa sola”, questo è un tipo di rapporto sadomasochista dove il più forte fagocita il più debole e in cui va perduta l’identità della coppia. La relazione matura invece comporta un’unione nella distinzione, il rispetto dell’altro diverso da se’, l’accettazione delle diversità viste in un’ottica di ricchezza e di complementarietà.

  • Il secondo tipo di relazione è la “collusione orale”, dove l’amore è essenzialmente concepito come cura meticolosa dell’altro, tale ad assumere le caratteristiche dell’ amore materno, che comporta un partner a struttura depressiva. L’amore maturo invece è caratterizzato da mutualità reciproca, capacità di dare e di ricevere.

  • Il terzo tipo di relazione consiste in “collusione sadico anale” dove li possesso e il dominio del partener è la caratteristica predominante. Questo tipo di relazione comporta un partner a struttura ossessiva, mentre l’amore maturo è invece caratterizzato da libertà, autonomia e fiducia.

  • Il quarto tipo di relazione prende il nome di “collusione fallico edipica” dove l’amore è vissuto come autoaffermazione antagonista e il partner viene percepito come rivale e luogo della propria affermazione. In quest’ultimo caso troviamo un partner di struttura isterica. L’amore maturo è caratterizzato da solidarietà’ e parità’ di possibilità di auto realizzazione.

A tutti noi sarà capitato di vivere delle storie d’amore con uno o più di questi tratti, la vera disfunzionalità consiste nella rigidità di queste caratteristiche che non permette alla coppia di crescere, di riequilibrarsi e di evolvere.

In questi casi la separazione è la soluzione più sana per entrambi i partner, laddove invece non avviene abbiamo l’instaurarsi di un amore patologico, di un amore malato.

Per alcune di queste persone diventa più sofferente continuare a vivere la relazione che lasciare il proprio partner, ma non riescono comunque a uscirne.

In questi casi è sempre utile ricorrere all’aiuto di uno specialista che ci possa sostenere per riprendere in mano le redini della propria vita.

L’amore maturo dovrebbe contemplare reciprocità di accudimento, libertà fiducia, un pizzico di passione e di follia, ma soprattutto ci deve far stare bene e ci deve completare.

La vostra psicologa

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